...noi siamo liberi, tutti insieme


lunedì 1 novembre 2010

...anche Erasmo, a Palermo o in Sicilia, avrebbero potuto definirlo un "Acchiappacazzi"... Ma non importa.


di Alfio Maria Fiamingo

Sabato a Palermo è nata la creatura politica di Gianfranco Micciché.
A volte abbiamo bisogno di fermarci a guardare le foto che abbiamo appeso alla parete.
Aiuta a capire le cose che accadono, e anche noi stessi.
Quella che al Teatro Politeama di Palermo ha avuto inizio è qualcosa che viene da lontano, nel cuore e nelle idee di chi la propone... al cuore e alle idee di quanti sapranno comprenderne il valore. Dal 2005, dice, ma chissà... dentro, poi, anche se non ci accorgiamo, sappiamo tenere intuizioni e visioni.
Sembra di rivedere, indietro nel tempo e nella mente, come a fare un copia e incolla dal passato.
Quando, dopo la nascita di mio figlio, sul finire del 2008 diedi vita su Facebook a un gruppo libero di sostegno alle idee e alla politica di Micciché, e a questo blog che del gruppo ha inteso essere la voce sul web, proprio mentre il blog ufficiale di Gianfranco era in pausa, sapevo di non essermi sbagliato sulle intuizioni e sui percorsi che, da quella che aveva suonato come una sconfitta per alcuni - e troppi - definitiva, muoveva invece, con lucida consapevolezza, la manovra intelligente del leader palermitano. Certo, la rivoluzione annunciata nell'immediatezza del dopo Cuffaro a molti - e troppi - era apparsa come un tentativo velleitario di coinvolgimento elettorale subito rientrato e ridimensionato da imposizioni dall'alto, da ciò che si era deciso a Roma e in Sicilia a proposito della candidatura di Lombardo. Si è venduto per una poltrona, hanno detto impropriamente in molti. Tra questi, coloro che continuano a pensare ancora adesso che sia tutto un discorso di incarichi e privilegi. Anche a proposito di Forza del Sud. Su questo blog e sul mio blog personale è riassunta la trama di questa preziosa tessitura, invece. Lui non ha mai smesso di credere in quella rivoluzione così convintamente annunciata a poche settimane dalla primavera del 2008.
Oggi, a scriverne, è quasi indispensabile un copia e incolla. Ma, nello scorrere dei momenti che hanno condotto sin qui, a molti - e troppi - non è apparso chiaro il senso di un percorso invece a lungo meditato e razionale. I post sono su queste pagine. Ma sul partito che vede finalmente farsi concreta la certezza di Micciché, a proposito delle capacità del Sud e della nostra Isola, ecco come chiudevo nel luglio del 2009, dopo quella che a tanti - e troppi - era sembrata un'altra sconfitta [europee di giugno].
E pensare che numerosi - e troppi - erano a non crederci.
Anche i due post che trovate sotto dicono molto sull'intelligenza politica di Gianfranco e sul suo attaccamento ai valori di condivisione e di sviluppo per la Sicilia e il Sud.
Le idee hanno i numeri

Liberi possiamo esserlo, ma per farlo dobbiamo staccarci dai pre-giudizi e ascoltare dentro le parole.
Sul tema Raffaele Lombardo ecco un post del maggio 2008, a proposito di quanto sia stato già da subito negli intenti di Micciché Note post regionali 2008 .

"Le domande che riguardano da dentro ciascuno di noi la condivisione del futuro che proviamo a immaginare, in uno dei modi nei quali potrà essere, servono a provare a mettere a confronto le risposte, mai univoche, molteplici a volte quanto le istanze dalle quali sorgono e vengono poi alla luce... Chi ha letto il percorso degli ultimi anni della politica - siciliana e non - sa che questo che viviamo nei giorni di adesso è il punto di chiusura di un cerchio aperto dall'intelligenza delle cose, dalla capacità di guardare oltre il contingente, da quello sguardo verso il futuro che ha saputo accompagnare il filo di conduzione che Gianfranco Micciché ha inteso svolgere, nel tempo, in quella che altre volte ho definito una tessitura finissima, per raggiungere gli obiettivi che nella sua mente sono sempre stati lucidamente presenti, spesso mal compresi - o non compresi affatto - da molti, così da rendergli contro i giudizi malevoli di certa stampa e di certe figure del mondo della politica; e anche di quella parte di elettori che avrebbero voluto, ancor più celermente di quanto è accaduto, vedere i risultati che, invece, soltanto un abile disposizione delle mosse - sulla scacchiera di un quadro altrimenti difficile da comporre - ha saputo realizzare".
"Tutti insieme"... A guardarsi indietro l'espressione "Prima di tutto la Sicilia" - e il Sud - non è stata mai tradita da Micciché. Certo, con gli occhi confusi nella vista miope di chi non sa andare con lo sguardo se non che a pochi centimetri da se stesso, può succedere di sentirsi dire di più di quanto l'immaginazione saprebbe. Attaccato alla poltrona, vigliacco, quaquaraquà. O anche "Acchiappacazzi", a proposito del "visionario" lucidamente folle di Rotterdam.
Ma che importa, poi, davvero?
"Un uomo, una persona, fa quel che deve fare, a prescindere da cosa sarà detto di lui, diceva in un'intervista Giovanni Falcone", ho già ricordato altre volte.

"Io vado pazzo per questo progetto, perché ci credo in una maniera folle", ha detto al fine Micciché parlando a quanti si trovavano ad ascoltarlo in teatro lo scorso sabato. "Io credo in questa terra", la nostra, ha concluso.

Perché si realizzi, occorre averlo un sogno. 
 

lunedì 6 luglio 2009

...le idee hanno i numeri


di Alfio Maria Fiamingo

Ieri rileggevo nella mente un mio post di metà del dicembre scorso... Una considerazione semplice, ma a volte dimenticata nelle analisi delle cose che accadono in politica... "Non è importante quanto un'idea riesca ad avere diffusione nel pensiero comune, nella sua immediatezza. Ma quanto riesca ad incidere, realmente, nel tempo, a prescindere da quanto ne occorra perché sia condivisa ed accettata. Un'idea è già forte, e ci si crede quanto più è nella coscienza di chi prova a sostenerne il valore, nel momento stesso in cui nasce nel pensiero di chi la propone".
Tra coloro che continuano a tenere in considerazione i "pacchetti" di voti di ciascuna delle forze politiche in campo in una naturale competizione sul territorio e quelli che, invece, ritengono che siano le loro idee a trovare i riscontri numerici perché siano poi realizzabili, la strada è indirizzata, sempre di più, verso il prevalere di questi ultimi.
L'elettore è, prima di tutto, una persona, uomo o donna che sia, con un suo mondo, fatto delle realtà del suo vivere, concreto nelle necessità quotidiane dalle quali sorgono le istanze che richiede il doverle affrontare. La politica dello scambio, dei favori, quella che viene definita impropriamente - con un termine riduttivo delle capacità d'interpretare e che non tiene conto del ricambio delle generazioni e del tempo - come quella che si rivolge al pragmatismo o "pancia" degli elettori, ha sempre meno futuro. La comunicazione indirizzata, quella che omette alcune cose importanti e rileva altre di poco conto facendone degli elementi di risonanza, continua a non rendersi conto del cambiamento epocale, degli scenari che si aprono - nonostante gli sforzi notevoli di molti - verso il nuovo e in risposta a quel che non ha più senso ignorare delle espressioni di sé che riesce a trasmettere la società civile.
Il percorso per governare il flusso di effettivi interessi legati al bisogno di sviluppo competitivo di una società diversa per composizione da quella che ha accompagnato la rinascita del dopoguerra e gli anni a seguire, anche dopo la fine apparente della prima repubblica, non è più dato dalla somma delle adesioni di singole rappresentanze della vita politica, specie se legate a una ormai inevitabilmente in decomposizione concezione non meritocratica dell'indirizzo della distribuzione delle opportunità e delle risorse, ma assistenzialista del reperimento dei consensi. Le rivoluzioni, ho scritto altre volte, si compiono dal vero, da una strategia che sappia rendere propria la visione complessiva di quel che avviene nei mutamenti e nelle richieste indicate dalla vita di tutti e di tutti i giorni.
La strada. E' quella di parlare alla comprensione e all'intelligenza, mai sopita, anche se a volte ci hanno lasciato credere che fosse il contrario. Sempre pronta a partecipare - o soltanto a risvegliarsi - nella considerazione che ci sia qualcuno che abbia voglia di farsene carico per il benessere di un insieme spesso trascurato ma da sempre attento e presente.
Un leader sa queste cose.
Qualsiasi proponimento per il futuro deve, proprio come in una via obbligata dalle trasformazioni, intendere l'importanza di questi valori, sentiti e inespressi.
Sulle idee - prima o poi, come la storia ci ricorda che avviene da sempre - convergono i numeri per la loro realizzazione pratica.
Ho riletto anche le mie considerazioni dopo le elezioni del giugno dello scorso anno per il Comune e la Provincia di Catania... ho riletto altre pagine... scrivevo che avessero, dal loro ambito locale, una valenza di respiro generale se rapportate alla vita del nostro Paese... i fatti, a volte, parlano più dei numeri e delle parole e quel voto seppe dire molto, anche se ignorato da chi non ne aveva interesse o non messo in rilievo da chi ne ha compreso la forza esplosiva che raccontava del suo racchiudere il nucleo di una parte - quella numericamente più forte nella vita reale del Paese - dell'elettorato.
Restando alla Storia, tutte le svolte - quelle che hanno saputo incidere nei cambiamenti - sono partite da un'idea, mai dal computo di cosa in termini di condivisioni avrebbe saputo raccogliere.
Perché è attorno a un'idea di valore che si aggregano i numeri e, a raccontarlo, è il pragmatismo dei fatti.
Invero, basta pensarci, non è mai accaduto il contrario.

Alfio Maria Fiamingo


giovedì 18 giugno 2009

...visioni


di Alfio Maria Fiamingo

La realtà è sempre uguale a se stessa. Non il livello di percezione che riusciamo ad averne. A proposito del modo in cui ogni cosa che accade può essere resa all'intelligenza di chi osserva, esistono piani diversi di approfondimento e analisi.
I centoventiquattromila voti a Michele Cimino, unico candidato espresso dall'area del Pdl che fa riferimento a Gianfranco Micciché, vengono letti da molti come una sconfitta. Nelle sue dichiarazioni, rese alla stampa, anche dallo stesso Sottosegretario. Inconsapevole?
I voti ottenuti da Giovanni La Via e Salvatore Iacolino, il duo dell'asse Alfano-Schifani, che ha in Giuseppe Castiglione e Domenico Nania il coordinamento regionale del partito, intorno alle centotrentanovemila preferenze, pur se risultanti dall'incrocio sullo stesso simbolo di due preferenze, volte all'uno e all'altro in aggiunta al voto che, alternativamente, ciascuno dei due ha reso per aree geografiche di appartenenza - e al quale si è aggiunto quello degli elettori di Nino Strano, vengono letti come una vittoria. Anche nelle parole del ministro guardasigilli e del buon Renato, Presidente del Senato della Repubblica. Inconsapevoli?
Elettori-cittadini. Mezzi di comunicazione. Politici e media sembrano, troppe volte, guardare da un piano diverso dal vero modo in cui si collocano gli elettori. Altrimenti chiaro, invece. Inconsapevoli?
Se il Sud, e la Sicilia in particolare, sono importanti per determinare il successo elettorale in casa Pdl, risultano essenziali per l'Udc. Essere Leader, in questo, significa saper immaginare il futuro e condurre la propria azione in modo da dare un senso compiuto a quel che ne indirizza il percorso. Chi ha letto i post precedenti, compresi quelli in link dello scorso anno, sa cosa intendo. Scripta manent, e, per parafrasare Virgilio - non quello di Dante, ma il portale web - è un po', questo, anche il bello di internet. Soltanto visioni?
Il buon McLuhan ha svolto il suo pensiero indicando gli effetti pervasivi del mezzo sulla comunicazione, a prescindere dai suoi contenuti... e i diversi angoli di visuale che interagiscono nella comprensione tra soggetti di un quale che sia argomento, dal quotidiano che ciascuno di noi vive nell'interazione con le persone più prossime a sé, fino alla filosofia.
Politica. Un modo per governare le istanze di una società di individui, cioè compiere delle scelte che sappiano, dalla loro interpretazione, realizzarle. O un modo per acquisire e, successivamente, gestire un potere su quella stessa società di persone. O un modo per porsi, più semplicemente, seguendo una ratio consequenziale al significato più in origine del termine, al servizio della stessa. In questo, nel senso che avrebbe nel suo stesso esistere come parola, senza rinunciare a quelli che firme prestigiose e lettori mediocri continuano a ritenere privilegi e che sono, né più né meno, soltanto condizioni di serenità per lo svolgimento di un compito teso a un fine corrispondente.
Sono state elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, quelle di sabato sei giugno e di domenica sette. In Sicilia, tuttavia, hanno avuto un significato diverso. In Sicilia c'è stata la possibilità di scegliere tra una politica del potere e del dare e una politica del servire e del fornire. Nei risultati, almeno a guardare all'interno del Pdl, ha vinto quest'ultima. Senza che ci siano soggetti inconsapevoli. Hanno vinto i valori e le idee, sulle trame e sugli schemi di distribuzione del prevalere. Perché appaia il contrario è riconducibile allo studio del Marshall canadese.
A scorrere il nastro all'indietro, certi commenti leggeri e interessati, tendenti a demolire l'immagine altrimenti inattaccabile del pupillo di Berlusconi, vivono della loro stessa inconsistenza. Non ci sono stati passi indietro né rinunce. Un disegno chiaro, un progetto reale e mai dismesso. "Prima di tutto la Sicilia", nelle parole di stavolta e dello scorso anno, è stata la sintesi di un pensiero delineato e consapevole.
Anche per coloro che hanno provato ad avversarlo. Perseverando, ma senza risultati. Anche per coloro che si sono ritrovati, invece, nella condizione di dover condividerlo.
In questo, la mente e il cuore, insieme, hanno reso un'immagine chiara dell'uomo. Dire di più potrebbe risultare qualcosa di diverso da un'analisi.
Cade Cuffaro, segue l'avversione dell'ex governatore per la candidatura di Micciché, con l'appoggio della vecchia politica del potere, quella di Angelino e di Schifani. Prestigiacomo, no. Gianfranco, no. Lombardo serve a dare significato rafforzativo all'immagine di un centrodestra coeso, pur nell'apparente incongruenza di un permanere nelle alleanze dell'Udc, che in Parlamento, sulla scia dei pretestuosi motivi di visibilità dei Follini & c., Casini sceglie di spostare all'opposizione - dice il Berlusca a un innervosito Dell'Utri e a un obbediente Micciché. Quale rivoluzione, è il grido dei mediocri in cerca di visibilità e degli altri, quelli per bene ma comunque tali, specie tra i lettori-cittadini-elettori. Vittime del medium, indipendentemente dai contenuti dell'informazione.
Non dovrebbe esserci bisogno di ricordare uno studioso della Manitoba university e di Cambridge, ma tant'è, ancora al tempo d'oggi.
Lombardo è uno che ha fiuto per fare suo, al contrario, il criterio al quale si ispira - ma sono solo i fondamentali, quasi come per un palleggiatore che sia regista di una squadra di volley - ogni buon manager... trasformare in positivo le opportunità che offre l'occasione.
Il nostro Gianfranco, Publitalia docet, ha lo stile leggero e sottile dei gemelli Finezza della Compagnia dei Celestini del libro del grande Stefano Benni, noto scrittore umoristico-satirico sinistrorso. Berlusconi ha avuto informazioni errate o le ha interpretate male, è un uomo, può sbagliare anche lui. Gianfranco ha l'intelligenza di saper trovare altre strade, senza variare obiettivo e senza venir meno alla lealtà per uno che continua a stravedere per lui, comprendendo che la realtà vive anche nell'impossibilità che da Palazzo Grazioli e Macherio e Arcore possano esserci notizie su tutto e su tutti che abbiano un legame stretto con l'infallibilità. Forse anche dentro le mura vaticane è in fondo un po' così, fede e ragione possono errare, almeno una volta.
In quanti, davvero, sono stati accanto a Micciché, ci si chiede e mi chiedo.
In quanti lo hanno compreso.
La risposta è nei centoventiquattromila uomini e donne che hanno scritto nell'urna il loro credere insieme ai valori e alle idee messe in condivisione, così, nel modo in cui soltanto un leader sereno del proprio operare sa - e dovrebbe sempre, per esserlo - fare.
Tutti consapevoli, nel gioco delle parti. E adesso il gioco si fa nel modo in cui ci ha raccontato Vialli, tra una partita e l'altra di una competizione mondiale di quasi vent'anni addietro.
La successione che a fine legislatura avverrà a Berlusconi apre già le maglie. Lo ha dichiarato il Premier, lo mostra il bailamme schizzafango dappertutto di questi anni e dei giorni di adesso in particolare. Si muove, tra gli spazi di questa scacchiera immaginaria, qualcosa di grande, che chiude e apre e sarà di discontinuità oppure a proseguire quelli che, nel 2013, saranno quasi vent'anni, mancandone soltanto uno. Silvio ha reso una cosa grande, senza essere compreso. Ha smesso il percorso di chi lo ha preceduto e di chi gli è stato coevo di una politica guidata da fili diversi, magari quelli di un dietro le quinte meno nobile dell'immagine che ne ha rappresentato, per metterci la faccia e il denaro, quello perduto dietro questo tempo spesse volte osteggiato nei proponimenti... in fondo, caduto il muro, ma non quello di troppe coscienze appannate o rese tali, è stato il primo di molti che hanno condiviso il concetto di un Paese moderno da assimilare a una grande Azienda. Questa, nella sua natura, crea sviluppo e risorse. Esattamente come dovrebbe fare uno Stato libero e che guardi al suo divenire.
"Unione delle clientele" dice dell'Udc, oggi, il Presidente del Consiglio.
Inconsapevole?
Gianfranco, febbraio-marzo duemilaotto.
Obbedisco, ma non mi adeguo. Proprio col piglio manageriale del lavoro dal quale proviene.
Potrebbe essere un'altra sintesi di lettura, e lo è, insieme alle altre però.
Obtorto collo, Lombardo in soltanto un anno deve adeguarsi, invece... a fine mandato lo aspetta un ministero, per crescere insieme al peso politico del suo movimento per l'autonomia. Gianfranco ha altre mire. "Prima di tutto la Sicilia", senza defezioni, né tentennamenti, né ripensamenti.
E con una preoccupazione, seria, per la mancanza di una opposizione vera nella nostra Isola, prima e più ancora che nel resto del Paese. Condizione per spaccature e correnti in una maggioranza così larga.
Il duo più duo, quello che negli scorsi post ha inteso riassumere i magnifici quattro, Schifani-Alfano-Firrarello-Castiglione, sceglie un trio e volge a vele aperte a favore di vento, così almeno crede... e chissenefrega, è il coro, se sull'altare si sacrifica il consenso unanime che aveva richiesto, apparentemente per sé, Berlusconi.
La Via-Iacolino-Strano, flop che terno...
Il medium è il messaggio.
Ma il tempo, in un lungo non ritorno che alcuni considerano ritenere in una ciclicità che non esiste altrove che nelle stagioni, muove in avanti. E, almeno e anche stavolta, in centoventiquattromila non ci hanno creduto.

Poiché le opinioni spaziano tra gli argomenti e la matematica - in questo soltanto aritmetica, ad essere più ancorati alla intensità che si accompagna alle parole semplici - è una certezza, centoventiquattromila è ben di più che ottantamila più e centomila più e cinquatamila più...
Non ha vinto il codazzo al Pistacchio.
Non ha vinto soltanto un'idea vera.
A vincere sono stati centoventiquattromila uomini e donne liberi, consapevoli dell'importanza di una politica del servire e del fornire e del governare.
La scacchiera vede scorrere già le linee degli spostamenti.
Il palleggio dei gemelli Finezza continua.
L'Udc è - quasi - fuori, comunque agonizzante. E credo non soltanto qui da noi che siamo al centro del mediterraneo.
Lombardo deve muoversi su una linea a lui fino a prima sconosciuta, anche come sistema interpetativo del suo ruolo e, più in generale, del concetto stesso di governo della polis.
Le opportunità a disposizione di tutti, una politica priva di favori e senza clientelismi, lo sviluppo anche senza inutili infrastrutture, inclusivo della valorizzazione delle risorse del territorio: questo, tra l'altro di bello, hanno scritto in centoventiquattromila.
In questo ha creduto e continua a credere, incurante ma determinato, Micciché.
Alfano non raccoglie un invito che non pretendeva intelligenza nell'uditore e cade nella induzione di chi non ha mai pensato che potesse abiurare dal suo piano di osservazione e dagli amici, che fossero di Palermo o di Bronte, che avessero trascorsi a Villabate o sedessero in Senato, amici veri e scomponibili al fine di moltiplicarne visibilità, risultati e vittorie.
La scacchiera racconta prima che si chiudano quali che siano cerchi, spessissimo anni prima.
Un'anima meridionalista all'interno del Pdl o un Partito del Sud, totale antitesi rispetto all'idea di un'altra Lega, nel suo stesso e intrinseco presupposto che ne è ispiratore, a volerla o a volerlo alla fine di quella che non è una fiera, sono in tre, altri dal coro, sempre, anche quando - almeno apparentemente - incompresi. Il disegno di uno, con la serena tenacia di chi non ha mai pensato che una direzione fosse altro dall'indicare qualcosa di perseguibile soltanto perché condiviso, ha preso le forme, forse un po' in anticipo, sul foglio bianco in cui negli anni è iniziato il tratto di una matita intelligente delle cose... ed è stato accompagnato e condiviso, come appunto nelle intenzioni.
Ne sono consapevoli alleati e avversari, dentro e fuori gli schemi, dentro e fuori il partito, dentro e fuori dall'opposizione e, pure stesso, dalla Politica.
Nulla avviene in modo naturale senza un consenso libero.
Anche se a darlo, per una volta, oltre che le persone, che sono anche cittadini-elettori, sono altri più su, leader a loro volta e a prescindere... almeno nell'aver saputo riconoscere in anticipo certe raffinatezze mentali che poco hanno a vedere con le sfere di cuoio.
La direzione, allora, quale che sia, è comunque segnata. E ineluttabile.
Soltanto visioni?
Alfio Maria Fiamingo


giovedì 11 giugno 2009

...quale direzione?


di Alfio Maria Fiamingo

Le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, in Italia, come altre volte e nel resto dei Paesi dell'Unione, hanno registrato una flessione rispetto al dato di affluenza per le politiche. Maggiore nella nostra isola sulla media nazionale. In Sicilia, invero, le elezioni dello scorso fine settimana sono state vissute con un significato diverso. Le beghe interne al PDL locale, che hanno preceduto e poi accompagnato il primo anno di governo di Raffaele Lombardo, hanno reso nei fatti, quello dei siciliani, anche un voto per assegnare la supremazia a una delle due anime del PDL, rappresentate dalla corrente Schifani-Alfano - che include il coordinatore regionale Giuseppe Castiglione e il Sen. Giuseppe Firrarello - e dall'altra, che si riconosce in Gianfranco Micciché.
In questo blog, prima del voto, ho provato a spiegare le ragioni di una scelta che avrebbe potuto evitare che il tempo della politica tornasse indietro di decenni.
A urne chiuse, tuttavia, emergono alcune semplici considerazioni: il serbatoio azzurro, per la prima volta, non ha funzionato nel ruolo di plus valore al dato nazionale complessivo del partito del Premier; il numero dei non votanti ha superato la media nazionale, come evidenziato; Giuseppe Castiglione e Domenico Nania, nel ruolo di coordinatori regionali del PDL, non si sono neanche avvicinati ai risultati ottenuti da Gianfranco Micciché.
Se, come già dalle prime ore, Denis Verdini e Ignazio La Russa, coordinatori nazionali insieme a Sandro Bondi, hanno indicato tra le concause di un risultato inferiore alle aspettative della formazione politica di loro appartenenza la più alta percentuale di astenuti in Sicilia, oltre che una perdita intorno ai dieci punti rispetto alle politiche di un anno addietro relativamente alla nostra regione, potrebbero ricordare a se stessi di aver scelto i coordinatori regionali e di aver avuto la percezione errata che da un provvedimento di sospensione comminato ai tre assessori che avevano accettato le deleghe del Lombardo-bis potesse venir fuori un clima più sereno. Peraltro, il plebiscito di voti per Berlusconi non c'è stato perché al gruppo Schifani-Alfano-Castiglione-Firrarello è risultato più comodo - posto che le preferenze in lista potevano essere al massimo tre - indicare il trio La Via, Iacolino e Strano, almeno in provincia di Catania; e perché tra gli elettori di Cimino ad Agrigento - come si legge dai risultati - ha prevalso il disappunto per un provvedimento di sospensione tanto privo di senso quanto inutile. A guardare la tabella delle percentuali, come un chiaro dato di fatto, si ritrovano più o meno gli stessi risultati delle scorse elezioni regionali.
  • Lombardo non aggiunge, su questa linea, voti al Pdl ma li sottrae, oggi come allora.
  • Lombardo non è il 65% dell'Isola, come alcuni ritenevano fosse.
  • Lombardo, voluto da Schifani-Alfano, è stato mollato da loro per ragioni incomprensibili, politicamente.
  • Lombardo, osteggiato da Micciché, prima della sua candidatura a Governatore, è adesso apprezzato dal pupillo di Berlusconi per il suo essersi mostrato disponibile a privilegiare gli interessi di un modo di intendere la politica che non guarda alle alleanze e ai favori, ma tira dritto nel senso di un recupero di efficienza e di una reale promozione dello sviluppo e delle opportunità per chi intende continuare a vivere e a immaginare un futuro che abbia un numero maggiore di certezze in questa terra al centro del mediterraneo.
Che è, poi, quanto aveva promesso proprio Micciché nel suo muovere un passo indietro, appena poco più di un anno fa, rinunciando a candidarsi in prima persona, dopo aver proposto il nome di Stefania Prestigiacomo, per il governo della regione: avrebbe posto le premesse, diceva, perché il suo percorso di idee coinvolgesse il nuovo Governatore, creando le basi per una convergenza nel presupposto di una politica di servizio ai siciliani e di progressione in avanti.
Parte della stampa nazionale e dei commentatori politici rilevano nella disaffezione del nostro elettorato, sia per le urne che per il nuovo PDL, la mancata elargizione dei fondi per le aree sottosviluppate, che - a loro dire - avrebbe impedito una messe scomposta di "favori" e "clientele" [stesso ragionamento svolto da Raffaele Fitto per la Puglia di Niki Vendola] e che comunque avrebbe rappresentato, nel caso inverso, con la realizzazione delle opere da quei fondi cantierabili, un motivo di merito per le amministrazioni in essere... ma in realtà si tratta di una lettura errata.
Perché nella percezione di chi vive il territorio, invece, questa politica del "dai a me, così sarò io a dare a loro" crea frustrazione e, come accaduto, proprio la "disaffezione" oggetto delle analisi di questi primi giorni post voto. Il braccio di ferro per il potere, la lotta per apparire, il non governo delle risorse che possono mettere in moto meccanismi di miglioramento delle condizioni e delle infrastrutture, vengono percepiti, da un elettorato ben più maturo di certa stampa e di certi notisti politici, sicuramente meno mediocre di altrettanti politici [ricordate le parole di Micciché sul suo blog?], per quel che sono: inutili dimostrazioni di forza, tentativi di vana rivalsa, protagonismo per l'egemonia a discapito della parte avversa... e che ne risentano i cittadini [in questo, per errore, non considerati elettori] poco importa.
Il confronto è stato su basi di partenza di diverso livello.
Il gruppo di fedeli del Sottosegretario Micciché, comunque sia andata, con un gap di posizionamento iniziale profondo, è riuscito ad ottenere un risultato non immaginabile, reso possibile proprio dalla condivisione di ideali e valori di tutti coloro che hanno creduto nel suo progetto sino a dentro la cabina elettorale.
In questo, i quasi centoventimila voti di Michele Cimino, leggi Micciché, sono un successo che sicuramente, per quanto in campagna elettorale abbiano mostrato di essere miopi, i suoi avversari interni al partito non potranno sottovalutare.
Dentro i numeri, e oltre.
La Via e Iacolino, votati in gran parte insieme, hanno raggiunto un massimo di poco superiore alle centotrentanovemila preferenze. Cimino, invece, correva da solo [Catania ne è una palese dimostrazione].
La minaccia di espulsione è stata un boomerang, come prevedibile.
L'elezione a Strasburgo di La Via e Iacolino, per restare nella logica dei fatti, evidenzia una vittoria solo "apparente".
Il risultato finale lascia a Gianfranco Micciché tutte le strade aperte.
Restare in una posizione che saprà far valere all'interno del PDL... o iniziare un nuovo percorso che parta da Sud.
"Prima di tutto la Sicilia", continua a ripetere.
I mediocri, anche tra gli elettori, per non parlare di certe firme strapagate, continuano a credere che siano soltanto parole.
Ma gli altri, quel partito di persone libere che hanno concretamente sostenuto le sue visioni con il voto, sono molti per non destare un dibattito serio, dentro e fuori dalla Politica.

Alfio Maria Fiamingo

sabato 6 giugno 2009

...in un'altra direzione


di Alfio Maria Fiamingo

"Prima di tutto la Sicilia", dice Gianfranco Micciché. Lo aveva già detto, poco più di un anno fa.
Anche allora, come adesso, con la stessa convinzione.
La trama di un'azione politica lucida, consapevole dei percorsi necessari al raggiungimento di un obiettivo chiaro, nella mente e - per l'uomo e il suo modo di intendere la politica - nel cuore.
Dai più di difficile comprensione, la strada.
Ma un leader è tale quando sa indicare un cammino, la direzione è una freccia rivolta verso i valori e le idee da condividere insieme a chi segue. Così è. Anche quando sembra non apparire.
Un uomo, una persona, fa quel che deve fare, a prescindere da cosa sarà detto di lui, diceva in un'intervista Giovanni Falcone.
Il plauso facile non è per uomini così.
Non ci sono vie tortuose per chi tiene fede a se stesso e alle promesse a disposizione di chi riesce a farle proprie, nel vederle. Un vero leader sa conoscerle in anticipo; e sa anche perseguire un disegno che coinvolga chi è disposto al suo realizzarsi.
Prende forma, nei giorni di adesso, qualcosa che è nel cuore da almeno un biennio.
In questo, Gianfranco Micciché ne esce comunque vincitore.
Ma non è altro che un'occasione, a questo punto, quasi irripetibile.
A volte le lancette del tempo che, in un continuo filo in divenire, accompagna la storia, possono tornare indietro.
Prende forma, sì. Ma dal voto.
Le persone, donne e uomini, liberi di desiderare un futuro per questa Isola, la Sicilia, vogliono che, a scorrere, le lancette del tempo siano in avanti.
Così da essere un futuro realizzato e proiettato sulla scia di una visione ad ampio respiro.
Ma cos'è una visione, se non il provarsi - prima che altri - ad andare oltre le misure già note?
Un cerchio che si chiude, consente che ce ne siano altri che si aprano.
Questo è il momento di una scelta, per chiudere una fase d'inizio di un progetto condivisibile.
Poi ne verranno altre, ma solo da questa saldatura; un biennio di sottile - sicuramente raffinata - visione della politica.
Oppure ritrovarsi altrove, anche di decenni nel passato. Logiche contrapposte, potere e servire, arroganza e dialogo.
Le elezioni europee, per noi siciliani, hanno un valore incommensurabile, stavolta.
C'è una scelta secca, e di valore.
Un voto che può contribuire a dare senso a una direzione forse mai intrapresa, non a mia memoria, almeno.
Per questo, una libera scelta in cui riteniamo di credere, come ho definito il nostro agire altre volte, è Michele Cimino.
Buon voto.

Alfio Maria Fiamingo



mercoledì 3 giugno 2009

...l'inutile miopia di Schifani e Alfano, effetto boomerang


di Alfio Maria Fiamingo

Lo avevo scritto che sarebbe andata così. E non era difficile prevederlo.
Cos'è stata allora, quella dei coordinatori regionali e nazionali, presunzione o, peggio, pochezza di vedute in politica? Cos'è stato nella mente e nella conduzione di Schifani e Alfano?
Molti tra coloro che seguono le vicende in corso in Sicilia sanno che il voto di sabato e domenica ha una valenza che va oltre quella attribuibile al rinnovo del Parlamento in Europa.
Perché l'elettore siciliano - a prescindere dai disegni inutilmente fuorvianti che si sta cercando invano di tratteggiare da parte di quanti sembra si accorgano soltanto adesso di aver scagliato un boomerang contro se stessi - sa che dal voto delle urne verranno fuori altre indicazioni, di più immediato impatto riguardo al futuro dell'Isola e dei suoi abitanti: il prevalere o meno di una politica che opera nel sottobosco delle spartizioni e degli affari, delle attribuzioni dei meriti e della demagogia; o il prevalere di una politica di servizio, indirizzata a un benessere e a uno sviluppo che sia complessivo e inclusivo di tutte le fonti di provenienza delle istanze espresse dalle persone che continuano a desiderare di vivere in una regione in cui sia possibile avere riconosciuti i propri diritti, senza che siano elargiti come fossero favori.
Questo, da sempre, "against all odds" [nonostante tutti gli ostacoli], ha sostenuto nella sua azione politica Gianfranco Micciché... il desiderio di porre le basi perché anche in questa terra, la nostra, si abbia senza dover chiedere, né dare qualcosa in cambio.
A volte incompreso, anche dalla parte più sana della società civile, specie tra coloro che in buona fede vorrebbero tutto e subito, quasi fosse un "paradiso rivelato", lo stesso immaginato da Baudelaire nei suoi scritti sull'Arte romantica.
A volte persino messo alla berlina, anche da certa stampa, certi giornalisti, certe firme anche prestigiose, certe testate d'alto livello e d'alto salotto.
Le dice le cose, con il loro nome, tutte le volte che c'è da dire qualcosa, lui, Micciché.
E c'è sempre qualcosa di denso e di involucro per il futuro, anche se non tutti sanno accorgersene.
Non è solo miopia, quella di chi ha provato a remargli contro. Ma sa definirsi nel modo in cui diventa espressione stessa di un'inconsistenza a certi occhi, se attenti già in anticipo, sin troppo palese.
Schifani, Alfano, Castiglione, Firrarello...
Sandro Bondi, Denis Verdini, Ignazio La Russa...
Soltanto in errore?
Non ci si può vendere la Sicilia e i fondi ad essa destinati in cambio di un'assunzione di forza e di forza di potere, ha detto Micciché.
E ha sottolineato come sia la prima volta che Berlusconi non viene in Sicilia, per una tornata elettorale. Perché verrà dopo, per compiere le sue scelte.
Senza presunzione, Gianfranco Micciché sapeva che non avrebbe funzionato la linea della vecchia politica o, peggio, della politica per il potere. Sapeva che la sospensione dei suoi non avrebbe nuociuto ad altri che ai suoi avversari, Schifani e Alfano.
L'ho scritto lo scorso anno e poi anche qui, ancora pochi giorni prima che accadesse.
Di questo terribile boomerang che il "duo + duo" aveva lanciato contro se stesso.
Si tenta di sviare, scrivevo sopra... Cosa farà Micciché se Lombardo prende pochi voti, ci si domanda per fuorviare, in un modo manifestamente illogico. Fingendo di non sapere che la risposta è "un bel nulla". Perché Micciché fa la campagna elettorale per il PDL, per i suoi valori, per le cose in cui crede, ideali di autentico sviluppo e valore. Micciché fa la campagna perché Michele Cimino, che di quei valori e ideali è sana espressione, prevalga sui candidati sostenuti da Schifani e Alfano, che a quel mondo di ipocrisia, miopia e incapacità politica fanno riferimento.
A prescindere dal peso attribuibile al rinnovo del parlamento europeo, in Sicilia si gioca una partita importante per il territorio.
In questo, Michele Cimino deve avere quanto più possibile il consenso di tutta la gente che vuole ritenere ancora e poi ancora di porre le basi per un futuro non immaginato ma realizzabile.
Nell'urna, sabato e domenica, barrare con una croce il simbolo del PDL e scriverci accanto Berlusconi e Cimino [si possono esprimere entrambe le preferenze], significa ritrovarsi in una direzione finalmente diversa, senza che a provare a imporsi siano le astuzie poco illuminate di una concezione della politica troppo legata al "prevalere", invece che al "servire".
Non potevano sospendere un'idea. Non potevano sospendere una speranza.
Oltre 600 amministratori, ad oggi, si sono autosospesi tra coloro che si riconoscono nella conduzione che Micciché sa interpretare della cosa pubblica.
No, non potevano sospendere i sentimenti delle persone.
Non potevano sospenderci tutti.
Alfio Maria Fiamingo

domenica 31 maggio 2009

...dietro una scelta


di Alfio Maria Fiamingo

Non è importante - scrivevo sul finire dello scorso anno nel mio blog - quanto tempo occorra a un'idea per affermarsi, ma le conseguenze che ad essa si accompagnano nel momento in cui trova lo spazio che ha saputo immaginare di sé nel momento in cui è stata concepita.
Chi ha seguito lo svolgersi degli eventi in Sicilia a partire dalla caduta del governo Cuffaro, non ha difficoltà a leggere negli eventi di questi giorni la naturale conclusione di un disegno che era tracciabile già da allora. E che soltanto una visione senza prospettive ha impedito che apparisse nella sua chiarezza da subito.
Le date sono un modo per segnare un percorso, quale che sia, anche in politica.
Le date restano a dare un segno di cosa è stato e aiutano quanti sanno avere uno sguardo non miope delle cose a comprenderne l'andamento in divenire.
Alla caduta di Cuffaro si è presentata l'occasione per liberarsi da certi legami, specie che il contemporaneo svolgimento della campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento a Roma ha visto separarsi le strade di quello che si presentava per la prima volta come PDL - anche se non ancora costituito, come è poi accaduto con il congresso del fine marzo appena scorso - e dell'UDC di Casini. Il risultato elettorale nazionale è stato uguale a quello in Sicilia. Ma le alleanze di coalizione sono state diverse. Perché?
Quel che accade adesso offre le risposte anche a coloro che non avevano saputo interpretare il dove verso cui stavamo andando. In questo, le date rendono più chiaro anche il senso di quanto scrivevo prima ancora che fossero costituiti il governo regionale e nazionale.
Cuffaro poteva uscire di scena.
Lombardo poteva restare in una posizione di attesa, in subordine rispetto al PDL, senza la possibilità di trarre occasione di slancio ed ampliamento per il suo movimento politico.
La vittoria del centrodestra ci sarebbe stata comunque. Come avvenuto a Roma, ma non per gli stessi motivi. E, quel che è in più - a dare conferme - è che sarebbe stata una vittoria "a prescindere" dal candidato, purché allineato ai valori espressi nella tradizione di continuità Forza Italia-Alleanza Nazionale. Qualcuno ricorda il titolo del "Corriere" a proposito di un Dell'Utri che va via da Palazzo Grazioli sbattendo la porta.
All'inconsistenza del PD e dei suoi alleati, a quella che lo stesso Miccichè ebbe a definire - a margine di un incontro di presentazione per la campagna elettorale alla provincia di Palermo di Giovanni Avanti - come una sinistra ormai assente dalla scena politica regionale, sarebbe stato utile contrapporre la candidatura di Stefania Prestigiacomo, voluta dall'ex Presidente dell'Ars, o dello stesso Presidente uscente: questo avrebbe disegnato un quadro che tenesse conto della richiesta di certezze espressa dagli elettori su scala nazionale con il voto del 13 e 14 aprile. E nel disegno, con un peso correlato alla presenza sul territorio, avrebbe potuto inserirsi - naturale alleato - il movimento per l'autonomia di Raffaele Lombardo. Basi chiare per cinque anni di impegni concreti, come dal consenso ottenuto con il voto.
Un grande partito lo è realmente nel momento in cui riesce a trovare una sintesi autentica tra le componenti che ne costituiscono il valore politico. Altrimenti è tenuto insieme a forza, nonostante i contrasti tra correnti di pensiero che hanno punti di incontro insieme a una forte divergenza di idee e soprattutto di azione all'interno. Il gruppo Schifani-Alfano, già dalla tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento regionale, si contrappone a quello di Gianfranco Miccichè, in una logica di affermazione che non tiene conto degli interessi della Sicilia e dei siciliani, ma delle proprie ragioni di esistenza. Lo hanno mostrato i fatti e così continua ad essere.
In questa logica che sa di vecchia politica di posizionamento, la scelta di privilegiare la candidatura di Raffaele Lombardo a Governatore al posto del più illuminato Miccichè, nasce dal duo Schifani-Alfano, inclusivo di Castiglione-Firrarello e ha il sapore buono del pistacchio, ma non altro che sappia raccontare di crescita e sviluppo. Ricorda della "non memoria" delle cose. E il contrasto tra ricordare e dimenticanze è voluto.
Cuffaro ha potuto restare, in qualche modo, sulla scena, proprio lui che pure aveva ostacolato - dichiarandolo apertamente - la candidatura di Miccichè, "con tutte le sue forze".
Lombardo ha potuto aumentare il peso del suo movimento. Chi come me è nato e ha vissuto a Catania, sa che Lombardo ha sempre saputo utilizzare al meglio le opportunità che gli si sono presentate in politica, trasformandole in risorse: svolge benissimo il suo ruolo, sa condurre come pochi altri. Da vice-Sindaco a Sindaco e poi Presidente di Provincia e poi Presidente del Governo regionale. Sono fatti, senza immaginazione.
E cosa fa il duo Schifani-Alfano, allargato a Castiglione-Firrarello?
Nel momento in cui - come ha chiaramente detto Gianfranco Miccichè - Raffaele Lombardo va a toccare certi privilegi e a mettere ordine nella macchina della politica, fuori dagli schemi che il duo più duo aveva coltivato l'illusione che potessero essergli da cornice, viene attaccato e delegittimato politicamente... la riforma del sistema sanitario regionale ne è un preciso riferimento.
Pochi ricordano degli accordi post elettorali, in un ottica a largo respiro e di sano rinnovamento, presentati in una conferenza aperta da Miccichè e Lombardo e ripresi dalla stampa, dal blog dello stesso Miccichè e riportati, tra tanti, anche nel mio blog. Ma già da subito c'è stato l'orientamento a perseguire una politica di servizio per la Sicilia e i siciliani. D'altronde, nel ritirare la sua candidatura, in obbedienza a un mal consigliato Berlusconi, Miccichè aveva espresso con determinazione la volontà di essere garante di una politica del nuovo governo regionale il più possibile vicina al 2.0 che appartiene ai suoi programmi.
Il tempo dà le risposte. Non erano parole.
Adesso Schifani-Alfano-Castiglione-Firrarello vorrebbero riprendersi quel che avrebbero potuto sapere in anticipo di perdere. Miopia o calcolo? Incapacità o giochi di potere?
Anche in un'intervista post elettorale al quotidiano "La Sicilia" Miccichè ebbe a dire delle possibilità di sviluppo per il sud e per la Sicilia che si potevano trarre, in concreto, anche da quel risultato; pur nell'errore di ritenere che il 65% o quasi fosse un voto a Lombardo e non - come invece è stato - un voto al centrodestra... ma non so se fosse un vero non leggere attentamente nel risultato delle urne o un più pragmatico voler restare ancorato ai numeri in senso "letterale" - e anche qui la contraddizione dei termini è voluta.
Un politico svolge la sua azione nei fatti, riuscendo sempre ad anticiparli. Altrimenti è soltanto a metà del suo ruolo. Non lo esprime, cioè, compiutamente.
Oggi non ha più senso un contrasto a Raffaele Lombardo, ne accrescerebbe - oltre la reale consistenza del suo movimento sul territorio - il ruolo discriminante nell'equilibrio politico della regione. Il modo più sano per contribuire alla crescita economica e civile della Sicilia è nella proposizione concreta di quella traccia di rinnovamento che già da Presidente dell'Assemblea regionale Gianfranco Miccichè aveva saputo mettere in indirizzo. Qualcosa che saprebbe trasmettere il senso di appartenenza al PDL degli elettori e che nel contempo saprebbe ricondurre in un ambito più vicino alla proporzione del suo elettorato l'MPA, senza dargli di più o di meno che quel che avrebbe in un contesto così corrispondente alle aspettative future dei siciliani.
La capacità di comprendere le cose, quali che siano anche queste, si chiama intelligenza.
Le opinioni a confronto aiutano a ritrovarla, anche quando dà mostra di sé quasi ad essersi smarrita. Lo stesso tempo che offre le risposte a tutti coloro che non le avevano trovate in nuce, sta raccontando della visione e dell'intelligenza di Gianfranco Miccichè.
Il Sottosegretario al Cipe ha recentemente espresso il suo desiderio di un dialogo costruttivo interno tra le componenti del PDL, rilevando l'inconsistenza di esclusioni o di altre forme "punitive" o di allontanamento che - tra l'altro - allo stato delle cose, avrebbero un ritorno a boomerang contro chi volesse assumersene la decisione.
Alle elezioni di sabato 6 giugno e di domenica 7 giugno, così, il voto a Michele Cimino diventa essenziale per riaffermare il senso di appartenenza ai valori di libertà, sviluppo, coerenza e visione reale del futuro e del benessere dell'Isola e dei siciliani; al di là del significato attribuibile - tout court - al rinnovo del Parlamento europeo.
Se Schifani-Alfano-Castiglione-Firrarello hanno scelto di misurare le forze in campo, se preferiscono non far arrivare i Fondi per le aree sottosviluppate perché intendono spenderli a modo loro, dopo un rimpasto alla Regione condotto a modo loro, con tanto che continua a sapere di vecchia politica e del vecchio modo di condurre la politica, allora - ecco - il voto a Michele Cimino deve essere il voto di tutti coloro che sanno leggere come Gianfranco in un futuro diverso, per tutti noi e per i valori in cui riteniamo di credere.
Le donne e gli uomini liberi di Sicilia hanno - il 6 e il 7 giugno - la possibilità di esprimere con la forza del voto il loro consenso a una politica del fare e delle lunghe vedute di prospettiva.
Votare per Michele Cimino, in questo, sommergendolo di una valanga di voti, nel quadro che ho tracciato in questo post e che prescinde dunque dalla sua persona, diventa, oltre che essenziale, irrinunciabile.

Alfio Maria Fiamingo




Aggiornamento ore 09.39

Dalle News di Google: un articolo de Il Giornale.it

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=355211&START=0&2col=

[...la vecchia politica non ha tema del ridicolo]

martedì 3 febbraio 2009

Sicilia... Ma chi sta, poi davvero, con Miccichè?


di Alfio Fiamingo

Le risposte arrivano sempre, quando a domandarsi sono le considerazioni che sappiamo fare, provando a guardare in anticipo a cosa accadrà nel tempo.
Dopo le elezioni di metà aprile, prima che il nuovo Presidente decidesse della composizione della sua Giunta per il governo della Sicilia, scrivevo [5 maggio 2008]:
"L'MPA di Raffaele Lombardo non nasce da un radicamento territoriale, non da un uomo che ha fatto della sua vita un impegno per la conduzione dei propri ideali; non ha l'afflato che ha accompagnato le rivendicazioni, a Nord, della Lega e del suo uomo più rappresentativo, Umberto Bossi. L'MPA, in Sicilia, nasce dal tessere del sistema di potere e di adesioni che il suo ideatore ha saputo impostare. Non è sentito dalle persone".
E ancora: "Il mio ragionamento è soltanto di opportunità politica. I numeri, e i fatti, hanno dimostrato che anche una legge elettorale come quella per l'elezione della Camera e del Senato, giudicata come inefficace a garantire stabilità e governabilità, risulta ininfluente nel momento in cui rivela esserci, sul territorio nazionale, una forte maggioranza, a prescindere che sia in un senso o nell'altro. Le scelte a presentarsi al voto con maggiore chiarezza che nel passato hanno dato la possibilità agli elettori di esprimere nell'urna la loro adesione a un progetto, quale che sia, di destra o di sinistra o di centro. In questa tornata è stata premiata la creazione del PDL, poteva essere altrimenti, ma l'elettore, davanti alla possibilità di compiere una scelta con chiarezza, ha mostrato di riuscire a esprimersi, con precise indicazioni sulla volontà di quale maggioranza. Se, a livello nazionale, l'esclusione di Casini, da una parte, e della Sinistra Arcobaleno, dall'altra, hanno avuto le risposte del corpo elettorale, in Sicilia, a livello locale, nell'ambito delle elezioni per la scelta dei rappresentanti all'ARS e del Governatore, hanno lasciato inespresse istanze e chiarezza. Il voto a Lombardo è stato il voto al PDL, questo, credo, pure lo stesso Lombardo, dentro di sé, ha coscienza di sapere. Né può essere lui, che non ha una sua storia personale a proposito di istanze autonomiste, a rappresentare qualcosa in cui egli stesso non ha creduto nel suo passato politico, essendo chiaro, a chi vive in Sicilia, che l'MPA è più una creatura politica che qualcosa che nasce, come accade per la Lega al Nord, dal territorio e nel territorio. A proposito di semplificazione della vita politica, in breve, l'apparentamento tra PDL e Lega è stato necessario al Nord e, soprattutto, è stato premiato dal voto, un po' in tutte le regioni della Padania. L'apparentamento tra PDL e MPA al Sud, invece, è stato un errore politico di Berlusconi ed è stato apparentemente premiato, infatti, soltanto in Sicilia, dove il movimento di Lombardo ha tessuto la sua rete di contatti e adesioni. Questo, tra l'altro, ha coinvolto l'UDC di Casini e Cuffaro, cooptandoli nella vittoria. Ma, a parte tutti i meriti o demeriti di Lombardo e tutti i meriti o demeriti di Casini e Cuffaro, senza alcun riferimento a vicende giudiziarie vere o presunte, che non sono nelle intenzioni e nello spirito di queste note, il PDL ha perso l'occasione di stravincere le elezioni regionali presentandosi come PDL in quanto tale. Forse era questa l'idea di Gianfranco Miccichè, nei suoi colloqui con Berlusconi a Roma, nei giorni prima che la scelta ricadesse su Lombardo. Forse. Io, qui, scrivo soltanto la mia idea. E, già in quei giorni, scrivevo di quanto fosse un grave errore "politico" l'alleanza tra PDL e MPA, perché prevedevo, così come ancora, che Lombardo avrebbe fatto pesare, oltre i limiti del risultato elettorale venuto fuori dalle espressioni di consenso, il suo ruolo all'interno dell'accordo. Il PDL avrebbe vinto a mani basse anche senza l'MPA di Lombardo. Avrebbe escluso definitivamente dai giochi Casini. Avrebbe rivelato, con i numeri, l'inconsistenza elettorale di Lombardo e dei suoi dell'MPA. Avrebbe avuto due legami in meno nel processo di sviluppo per l'Isola e per il Sud, a proposito di quando Berlusconi lamenta di non aver potuto attuare una parte del suo programma, nella scorsa legislatura, proprio per certe pressioni dei suoi alleati, riferendosi dichiaratamente a Casini. Questo è quel che penso. Senza troppa presunzione, credo che questo lo sapesse Gianfranco Miccichè, anche in quei giorni di serrati colloqui a Roma, purtroppo senza esito. Berlusconi non è nato né vive in Sicilia, non poteva saperlo, ma poteva informarsi meglio. Ci si allea con chi condivide, con chi costruisce, o intende costruire, un percorso insieme, come accade con la Lega o con l'unificazione di AN e Forza Italia... più difficile è allearsi con chi, anziché ringraziarti per la visibilità acquisita, sa chiederti il conto del suo peso elettorale ottenuto grazie a te, per di più, e per beffa sulla realtà. Oggi abbiamo un Parlamento nazionale con tre o quattro partiti. Potevamo avere un governo regionale composto solo dal PDL, se non ci fossero state inutili e ostili divisioni interne, dichiaratamente portatrici di un boomerang politico forse pesantissimo da ricevere in ritorno. Questo per quanto riguarda il PDL. Potevano anche essere altre le espressioni di voto, pure rispettabili. Ma Lombardo era fuori dal gioco. E Berlusconi lo ha messo in campo e fatto vincere, facendo del male politico a se stesso. Forse mi sbaglio, ma, ribadisco, credo che Gianfranco Miccichè lo sapesse e lo sappia questo. A qualcuno può sembrare che ne esca sconfitto, per ora. Ma non è così. Le risposte che arrivano nel tempo contribuiscono a scrivere la storia. Che è fatta di una serie di accadimenti, mai di uno solo slegato dalla successione degli altri. Questo mi premeva scrivere, dopo tanti giorni di silenzio, "prima" che le scelte per la composizione del governo nazionale e regionale fossero compiute". [5 maggio 2008]

Qualcuno, adesso, sembra accorgersi di cosa non era difficile conoscere da subito.
E c'è anche qualcos'altro. Quello che lo stesso Gianfranco Miccichè rileva a proposito delle distrazioni di fondi, da e per il Sud, verso altre destinazioni, in danno dello sviluppo del meridione. I dissensi del Sottosegretario alla Presidenza con le politiche che privilegiano le infrastrutture e i contributi alle regioni che, per la loro stessa essenza, sono da traino all'economia del Paese e, quindi, richiedono quei sostegni necessari alla sopravvivenza stessa del Sistema Italia, specie adesso, in un periodo di forte crisi economica e di recessione. Il suo prendere le distanze da certe scelte del collega Tremonti, il suo considerare gli effetti futuri che verranno dalle mancate erogazioni alla ripresa delle macroaree del Sud nelle quali occorre, come sa ritenere con forza di idee, più necessaria e incisiva l'azione di supporto a nuove opportunità di crescita complessiva, nella direzione del superamento dello scalino che le separa dalle altre. Ci sono stati dei giochi di potere: Alfano, Schifani, Firrarello, hanno sospinto la candidatura di Raffaele Lombardo, che adesso sembrano contrastare nella sua azione di governo dell'Isola. Miccichè aveva, come molte altre volte, saputo guardare più lontano e comprendere in anticipo che, per lo stesso accadere delle opportunità in determinati momenti della vita politica di un Paese, tutto serviva tranne la divisione o il misurarsi del peso dei protagonisti e della forza elettorale che potevano esprimere. Ma sembrava, proprio come scrissi in quella notte di maggio, aver perso, senza che così sia stato realmente. Sempre per provare a vedere oltre le apparenze, chissà, ma è solo una domanda che faccio a me stesso, che non sia vero quanto aveva provato ad anticipare del suo pensiero in un'intervista subito a ridosso delle scorse elezioni regionali: unire le sue idee concrete di promozione di un riscatto della sua Isola e del Sud alla struttura del Movimento per l'Autonomia, per una scelta pragmatica e non di condivisione; che è comunque più vicina alla passione che ha saputo mostrare di sé nella semplicità dei fatti - ha messo la faccia e le idee nel provarci, quando ha posto al servizio della Sicilia la sua candidatura - in occasione del rinnovo dell'Assemblea regionale; rimettendoci un po' nell'immagine, per gli aspri commenti [a volte, come quelli di Repubblica o della stessa La 7, che pure prima ne aveva messo in risalto le considerazioni, quasi sbeffeggianti] ricevuti dalla stampa e dai media e per la perdita di consensi personali, almeno nell'immediatezza del suo intelligente e consapevole adeguarsi alle scelte indirizzate da Berlusconi, scambiato per pochezza di convincimenti e che conteneva, invece, già in nuce, come accade a chi ha valore e passione politica, il sapere cosa sarebbe stato, presto o tardi, come è nei giorni di adesso. Se cade Lombardo, si va al voto. E che sia un giusto chiedere il conto all'interno del PDL; o un misurarsi - stavolta in suo favore - del reale peso politico e di idee delle componenti interne al suo partito; o, chissà - ed è, come scrivo sopra, solo una domanda - un pragmatico avvicinarsi al movimento autonomista di Lombardo; qualsiasi cosa, tra le opzioni, potrebbe essere comunque, anche in questa occasione - magari non adesso, ma tra qualche anno - un riuscire a vedere con chiarezza nel futuro che prova a condividere. Lo stesso nel quale ha mostrato di credere quando ha espresso e sostenuto la sua proposta di rinnovamento - la "rivoluzione siciliana" - che, per il destino beffardo che spesso accompagna coloro che sanno pensare a largo respiro, alcuni, nell'errata interpretazione di quella che non era affatto una rinuncia, hanno scambiato per un voltarsi indietro che non c'è mai stato.


Sui risultati elettorali dello scorso anno, politiche e regionali di metà aprile e, poi, provinciali di metà giugno, così riflettevo in una serie di post, nell'immediatezza di quello stesso periodo, su quanto già allora emergeva chiaramente da una lettura attenta del modo in cui era stato appena espresso il voto... [anche a proposito della capacità di Raffaele Lombardo di accrescere, dalle sue posizioni, il proprio consenso elettorale]:




Alfio Fiamingo

Politica & Rete: il blog di Gianfranco Miccichè


Questo post l'ho scritto sul mio blog, è libertà , il 26 agosto dello scorso anno.

di Alfio Fiamingo
L’ex Presidente dell’Ars, oggi Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al CIPE, Gianfranco Miccichè, è tra coloro che hanno intuito - anche in Italia - l’importanza di mantenere un contatto in rete con chi intenda confrontarsi, in un rapporto aperto al dialogo, con le sue idee.
Non so quando abbia iniziato, ma, dal suo blog, i post partono dal giugno dello scorso anno.
Linguaggio sempre chiaro e diretto, supporto video con suoi interventi sicuramente interessanti nei contenuti, schiettezza e piglio da leader, con la concretezza che appartiene al modo semplice e immediato con cui si rivolge a chi lo legge o ascolta.
Idee precise, visione del futuro, convinzione nella solidità del suo pensiero, mai vago o privo di riferimenti alla realtà di cosa accade.
Mi sono ritrovato per caso tra i suoi lettori, numerosi nel periodo del dopo-Cuffaro.
Adesso è da parecchi mesi che la conduzione diretta del suo blog è cessata, da quando è venuta meno la sua candidatura al ruolo di Governatore della Sicilia. Sono rimasti tra le sue pagine soltanto coloro che hanno fatto parte del nucleo di blogger che hanno condiviso sin dai primi momenti la sua iniziativa, anche se, a vederne i singoli blog, soltanto in tre sono blogger, mentre gli altri sono figure dello stesso tipo, rispettabilissimo, che si incontra nelle segreterie dei partiti: persone che si avvicinano alla politica, identificandosi in un leader e condividendone le idee, non blogger per proprio conto che si ritrovano nel pensiero di un leader.
Si sono persi i lettori. Non ci sono più i post del Presidente Miccichè, si discute su argomenti di interesse comune a chi posta i commenti, che spesso non coincidono con quanto pubblicato nella rubrica di è-news, creata come spunto di dialogo in assenza degli interventi diretti dell’autore del blog stesso.
Cosa è accaduto? Forse un po’ di quel che è stato per la Brambilla e i suoi circoli, con le differenze che ci sono e che sono nella sostanza del tipo di impostazione del dialogo tra i due leader e coloro che ne hanno seguito almeno una parte del percorso.
Il piglio col quale Micciché ha condotto il suo blog aperto è cresciuto notevolmente nel periodo che ha preceduto e seguito la fine del mandato di Totò Cuffaro e poi si è spento, subito dopo che la scelta per la candidatura alla Presidenza del governo regionale è caduta su Raffaele Lombardo.
Sono stati commessi errori, si è perso il filo del discorso, si è perso il rapporto con i lettori.
Quando, invece, in un blog il rapporto che conta, come negli altri mezzi di comunicazione, è proprio quello con i lettori.
Così avviene per il blog di Antonio Di Pietro, così per quello di Grillo. Sono blog di persone delle quali non condivido le idee; ma sono blog in cui il rapporto non è impostato su altri blogger, ma su una linea di pensiero che dialoga e si confronta con i lettori.
Nel primo post che troviamo, scorrendo a ritroso le pagine del blog di Gianfranco Miccichè, leggiamo:
Ho la netta sensazione che i lettori di questo blog abbiano provato prima un senso di forte incredulità (”il presidente dell’ARS risponde sul suo blog?”) seguito subito dopo da profonda diffidenza (”Non può essere lui, chissà chi gliele scrive le risposte”). Se ciò corrisponde al vero, ammetto di essere contento. Non perché quello fosse il mio scopo iniziando questa avventura che mi vede coinvolto emotivamente prima che politicamente, ma perché riconosco come quella reazione possa rappresentare un buon inizio. Mi dicono che la prassi, in quei casi, pochi in Italia per la verità, in cui un politico comincia a scrivere un blog, sia quella di abbandonarlo subito dopo aver raggiunto lo scopo o quando la campagna elettorale è chiusa. Non è questo il mio caso: non ho iniziato in campagna elettorale e non ho alcuno scopo immediato, se non quello di sperimentare un nuovo mezzo di comunicazione che può avvicinare il cittadino alle istituzioni e le istituzioni al cittadino. Abbiamo scommesso su un evento, il 60° anniversario dell’ARS, per inaugurare uno spazio virtuale di dibattito, aperto e franco, che contiamo di mantenere in vita e rafforzare nei prossimi giorni e mesi. Io continuerò a scrivere su questo blog di politica e non solo: conto di parlare anche di me, delle mie passioni e dei miei interessi, del mio quotidiano. E risponderò a quanti vorranno essere parte di questo dialogo. Presto a questo spazio si affiancheranno altri strumenti di interazione tra voi e me, avendo come scopo principale quello di informare, ma puntando anche a qualcosa di più: riportare la politica al suo significato originale di discussione e dibattito che precede le scelte e le guida. Con il vostro contributo, Gianfranco Miccichè.

Questo testo è l’inizio di una linea vincente di diffusione del blog che aveva portato il blog stesso alla ribalta dei media e della rete.
Poi sono iniziate le contraddizioni, i ripensamenti, i dubbi di una persona intelligente, che però aveva commesso l’errore di spingersi troppo oltre con le parole.
L’invito ai lettori-blogger di candidarsi, l’aver affermato di volere creare una lista propria alle regionali, prima, e poi alle amministrative, non dando un seguito alle intenzioni senza spiegarne a chiare lettere il perché, ha coinvolto, in mezzo a coloro che avevano il sano entusiasmo di chi condivide un progetto politico [tuttora ben delineato nella mente di Micciché e che, nella sostanza, non ha mai subito tentennamenti ma semmai costrizioni dovute a fattori contingenti legati al momento politico attuale], persone di scarso spessore che avevano creduto, o forse ancora credono, di potersi ritagliare una spazio all’interno di una lista che non si è potuta fare perché si è rivelata non vera - nella concretezza dei curricula che erano stati inviati per le adesioni - la frase scritta da Micciché nel suo blog, in cui sosteneva che molti tra loro avrebbero potuto essere migliori di tanti altri politici di professione, talvolta mediocri.
Ma ad allontanare i lettori non è stato questo, non essenzialmente.
Il lettore non è una persona che ha un interesse specifico da portare avanti, non è un candidato, ma è un elettore perché, in quanto cittadino, partecipa al voto. Il non aver svolto questa semplice considerazione è stato l’errore fondamentale.
Se andiamo a rileggere i post di quei giorni, è un continuo porsi in contraddizione con quanto scritto il giorno prima e il giorno prima ancora e poi ancora; e con quel che si è scritto o, meglio, non scritto dopo:

La lista blog non avrebbe dovuto essere proposta.
Io ho partecipato alla riunione a porte chiuse del 3 marzo in via Mariano Stabile, a Palermo, tra Miccichè e i suoi blogger. Ci sono andato da lettore, dopo aver mandato il mio curriculum. C’erano soltanto due veri blogger, perché uno dei tre era assente per impegni di lavoro. Gli altri erano o aspiranti politici o appartenenti a segreterie politiche o semplicemente persone coinvolte dalle parole di quei giorni, un po' come nel mio caso.
Si è capito da subito che mancavano i presupposti per mettere in piedi una lista, ma dissi, in quella riunione, nonostante fossi boicottato da volti che ho poi ritrovato nei filmati stessi del blog di Miccichè, che non farla avrebbe interrotto la fiducia tra i lettori e Miccichè, visto che era stata presentata con così tanta passione e determinazione… il motivo per cui si è capito che non si poteva fare è stato lo stesso fatto che mancavano le persone che potessero essere indicate in quella lista: o perché arriviste, o perché aspiranti a qualcosa che non apparteneva alla loro possibilità di esprimere una posizione di pensiero, o perché inadatte a rappresentare un ruolo.
Bastava dirlo, scrivendolo da subito sul blog, con la stessa schiettezza che era stata uno dei motivi del suo successo e continuare senza interruzioni il dialogo con i lettori-elettori. E, invece, si è taciuto e si è mantenuta la presenza nei commenti degli pseudo blogger e di quei pochi blogger veri, che non sono altro che un numero ristretto di persone [come adesso anche me, che da quella esperienza ho aperto questo blog], che continuano a credere nel pensiero di una persona che non hanno smesso di considerare un leader.
Soltanto che alcuni tra loro fanno parte di chi spera in un ruolo. Mentre io, in quella riunione, parlavo di spersonalizzazione dei ruoli e di un progetto. Come nell'idea proposta dal Presidente di una politica 2.0, priva, per il suo stesso voler essere alternativa, dei limiti di conduzione legati al vecchio modo di intendere la politica e il rapporto tra rappresentante ed elettore. Al quale, nei fatti e nel loro porsi, continuano a fare riferimento molti tra coloro, che, a parole, sostenevano, già nel corso della riunione voluta da Micciché, di aderire al 2.0


Quando ho provato a discuterne nel blog di Micciché, ancora adesso, a distanza di mesi, sono stato attaccato per il mio stesso ricordare ad alcuni, e ad alcune, il loro essere lì ad aspettare chissà cosa. E il mio aver scritto che molti non hanno capito niente di quel 3 marzo, viene ancor oggi considerato un insulto.
Invece è che, da allora, mancano dal blog i lettori-elettori.
E sono rimasti i blogger senza un vero blog, forse perché non saprebbero cosa scriverci, e alcuni blogger veri, con le idee e gli attributi mentali per portarle avanti, come Beppe Vicari e Michele Pivetti [avvocato, che presiede, comunque, un "Circolo del buon governo" a Palermo e, quindi, è già in politica]… e Walter Giannò.
Mentre altri, come Antonio Di Pietro, hanno visto crescere il loro peso politico dalla coerenza con i lettori, un leader autentico con il carisma di Gianfranco Miccichè sembra averlo perduto nel non aver saputo privilegiare l’importanza della sua immagine davanti ai lettori, mancando della cosa fondamentale che fa parte del filo che si crea con gli stessi, la coerenza e l’immediatezza di linguaggio che avevano decretato, per le stesse considerazioni e ragioni, il successo del suo blog e avrebbero contribuito a determinare le condizioni per il suo successo elettorale, nel caso la scelta del centrodestra fosse ricaduta su di lui.
Questo è quel che non si è compreso e che anche chi, come lo stesso Micciché, ha compreso non ha avuto cura che arrivasse ai lettori-elettori: che Micciché la lista non ha potuto farla, perché, nonostante l’entusiamo, mancavano le persone… e che mancassero è provato dal fatto che soltanto per aver espresso il mio pensiero in modo coerente e determinato, quel giorno, in riunione, in molti hanno creduto che appartenessi al gran numero di coloro che erano lì soltanto per sgomitare. Ecco, adesso sono rimasti soltanto quelli. O quasi.

Alfio Fiamingo



Nel mio blog, è libertà , mi sono occupato di "Politica & Rete" anche in questi altri due post:

Politica & Rete [1] e Politica & Rete [3] Creare ed accrescere il consenso, per poi tradurlo in voti...


...il blog ufficiale di Gianfranco Micciché